CRISTIANI NELLA SOCIETA’ – di E. Bianchi

Il contemplativo non è colui che disdegna la compagnia degli uomini guardandoli dall’alto in basso interamente assorto a Dio, ma piuttosto colui che, sforzandosi di tenere lo sguardo fisso su Gesù e di discernere la sua volontà, cerca di vedere gli uomini e le vicende con l’occhio stesso di Dio, un occhio di misericordia e di trasparenza.

La ricerca dell’identità , è fatta sempre da un uomo che vive, e spesso subisce, moltelici interazioni con tutto ciò che lo circonda: in questa ricerca si tratta quindi di integrare i diversi aspetti che costituiscono la realtà dell’uomo, di mettere in comunicazione armonica le diverse apparteneneza, quali: sesso, famiglia, chiesa, professione: i diversi riferimenti ideologici: politica, religione, concezione del mondo. Se questo processo non avviene, allora ha il primato la frammentarietà, l’esasperazione dell’individuo, la schzofrenia spirituale e interiore.

I nemici li creiamo sempre noi con i nostri “regimi della verità”, con le nostre brame di sicurezza e di onnipotenza, con la nostra non accettazione della debolezza e delle fragilità proprie di questa nostra appartenenza alla terra.

“Se tu puoi, tutto è possibile per chi crede”.

Nessuno nasce senza bagagli , e se è vero che noi spesso ci troviamo a essere ciò che la vita ci ha reso e fatto di noi, è altrettanto vero che la nostra libertà la giochiamo nell’assumere e nell’elaborare ciò che siamo stati resi.

Opporre il bene al male, perdonare, compiere gesti unilaterali di carità, di perdono, senza pretendere alcun contraccambio..è la diretta rivelaizone della sapienza e della potenza di Dio, ed è rivelazione di possibilità radicali dell’uomo.

Credo che proprio questa nudità scandalosa della fede possa esercitare la sua funzione profetica di denuncia e di smascheramneto dell’idolo, magari di quello che potrebbe essere costituito dalla religione civile, e posri così accanto a ogni uomo che cerchi con onestà di condurre la bataglia contro gli idoli che schiavizzano e disumanizzano.

È sul terreno serio delle cose serie dell’esistenza che credente e non credente possono misurare la verità delle loro posizioni, e nella fecondità dell’incontro possono svelare ciò che vi è di idolatrico o di inautentico nelle rispettive opzioni.

..dare la vita per amore, del farsi servo per amore dell’altro…

Affrontare il problema “dell’altro” e del rapporto con l’altro, con chi evidenzia maggiormente la sua alterità rispetto a noi perché è straniero o di altra religione o cultura o lingua, significa in fondo interrgoarsi sulla propria identità.

Nei rapporti con il modno si assiste al pericolo di un appiattimento dela fede sui valori morali per venire incontro al bisogno etico della società e risultare così più comprensibili e accettabili. È la tentazione di rinunciare alla propria diversità, alla propria irriducibile alterità.

L’altro è l’unica vera ricchezza che abbiamo in questo mondo e la nostra unica occasione di comunione.

Un incontro esige preliminarmente la conoscenza. La conoscenza esige la volontà positiva di dare del tempo all’altro, di ascoltarlo e di condividere con lui ciò che si ha di più prezioso.

Fuga mundi ha letto come idilliaca la solitudine , fuga urbis giustificata con il disprezzo della mondaneità, della peccaminosità, dell’idolatria.

Per vivere l’uomo non può fare a meno di un significato e di un orientamneto, di riferimenti e di una finalità; ma non può neppure fare a meno dell’estetica, essa pure dimensione essenziale nella ricerca di senso!

Oggi appare sempre più urgente la riscoperta di una “sapienza” che accompagni l’espansione quantitativa e produttiva nel nostro Occidente, e che soprattutto accompagni le nostre società in questo periodo di disincanto.

Chi è amante della vita e vuole giorni pieni di gioia può conseguire questi doni tramite un’esistenza conforme alla vocazione data da Dio all’uomo, nonostante e al di là delle contraddizioni che possono sorgere.

La salvezza inizia e si innesta coem arte del vivere qui sulla terra.

Darsi interamente “per l’altro” non contraddice l’essere per sé.

Gesù, pur andando verso una morte ignominiosa, e proprio perché vi andava nella libertà e per amore dell’altro, conosceva la vera felicità di chi ha un’esistenza che è un’arte di vivere segnata da bontà, bellezza, beatitudine.

Vita liberata dagli idoli alienanti, ma liberata anceh dalla comprensioni svianti della religione, vita che porta il segno della speranza e della bellezza.